La solitudine: perché ci sentiamo soli e come fare

Argomento vasto quello di oggi: la solitudine. Come spesso accade per i macro argomenti psicologici, quando cerchiamo di approfondire un aspetto rischiamo di trovare tante piccole informazioni scollegate. Con il risultato di non riuscire a dare forma a quello che stiamo provando e a incentivare la spinta verso il benessere

Cosa si intende per solitudine?

In realtà possiamo far riferimento a tante cose quando parliamo di solitudine.
Potremmo visualizzare questo termine come un insieme formato da diverse categorie al suo interno. Vediamole insieme

Possiamo identificare almeno 6 scenari diversi.

1) La solitudine da smartphone

Partiamo dall’aspetto che risalta più facilmente ai nostri occhi: la solitudine da smartphone.

Ok ..può sembrare un argomento trito e ritrito. Invece è un aspetto che può riguardare molti di noi. In questo scenario sono utili delle specifiche.

Posso connettermi in rete per ricercare più facilmente ed in modo istantaneo quella sensazione di connessione con gli altri: metto un like, commento un post, scorro le immagini su Instagram.

Poi però, paradossalmente, la mia insoddisfazione cresce. Un’azione nata per allontanarci dalla sensazione di solitudine porta al risultato opposto. Questo accade perché navighiamo al fine di sostituire le relazioni (o la mancanza di) e non invece per integrare, potenziare quelle già esistenti. Come a dire: possiamo anche scambiarci il famoso messaggio “un giorno di questi prendiamoci un caffè” ..però poi effettivamente dobbiamo fissarlo quell’appuntamento!

Oppure utilizzo il cellulare quando sono con altre persone, ad una cena o una festa: mi connetto per allontanarmi dalle relazioni che mi circondano. Quali conseguenze possiamo immaginare? Ad esempio un aumento della noia percepita o delle difficoltà di tenere la conversazione al momento del ritorno al “mondo reale”. Non soltanto devo riagganciarmi ad una conversazione che reputavo già in partenza poco appetibile per diversi motivi ma devo anche trovare degli spunti che almeno un minimo stuzzichino la mia curiosità o mi portino a valicare la mia comfort zone.
D’altra parte le persone con cui interagiamo potrebbero a loro volta chiudersi data la nostra poca responsività. Risultato?  La chiusura genera ulteriore chiusura.

2) Ci sentiamo soli perché abbiamo paura di non essere accettati

Di nuovo torna il grande tema dell’ accettazione. Il senso di solitudine come conseguenza della difficoltà ad esprimere se stessi.

Ma di cosa posso avere paura quando temo di non essere accettato?

Di molte cose in realtà. Ad esempio posso temere di essere deriso, di dire “cose stupide”, di scoprirsi come una persona poco interessante, un “bluff”.

Alla base troviamo la convinzione di valere pocola difficoltà nel riconoscersi le proprie qualità, il proprio valore intrinseco. Sentiamo mancare l’autostima dovuta all’accettazione di noi stessi. Possiamo immaginare quanto possa essere difficile uscire da questo guscio protettivo, che ai nostri occhi la solitudine ci garantisce, quando alla base ci sono queste convinzioni su se stessi.

3) La solitudine in coppia

La solitudine in una coppia non è una nemica di per sé, anzi. Nello specifico quando per solitudine intendiamo quello spazio personale in cui io coltivo i miei interessi anche senza il partner … perché non necessariamente i due componenti devono condividere ogni singolo momento di tempo libero. Questo tempo in solitudine o meglio in autonomia può arricchire la coppia proprio perché stimola la rispettiva curiosità, gli interessi, aumentando non soltanto i contenuti dei dialoghi ma anche le affinità rispetto l’approccio alla vita stessa dei due partner.

Può capitare che la solitudine possa essere sperimentata anche secondo una diversa prospettiva, quella della distanza affettiva. Accade quando percepiamo la mancanza o una netta diminuzione della connessione con il nostro partner, quando i conflitti sono affrontati con la chiusura della comunicazione, la negazione del confronto. Questo, a lungo termine, comporta la negazione delle proprie emozioni, la tendenza all’isolamento e di conseguenza l’aumento della solitudine percepita.

4) “Ho tanti amici ma pochi mi conoscono davvero”

Quante persone conoscono l’intera gamma delle nostre sfaccettature? Anche quelle che tendenzialmente indichiamo come “parti deboli”?

Generalmente le persone verso cui possiamo affermaremi conosce come le sue tasche si contano con il palmo di una mano. Nel momento in cui capita non accade solo per fortuna ma soprattutto perché siamo riusciti ad andare oltre la paura di un rifiuto, la convinzione che gli altri (i miei affetti compresi) possano utilizzare le difficoltà che condivido con lui/lei a mio svantaggio.

Ecco come diventa poi difficile rompere quel muro di vetro che percepiamo tra noi e gli altri quando sentiamo il bisogno di un sostegno emotivo.

5) Depressione

La tendenza all’isolamento è uno dei campanelli della depressione.

Difficoltà nell’intraprendere attività in gruppo, quando “mi sento solo in mezzo agli altri”, quando sei  solo perché ti è passata la voglia di fare qualsiasi cosa.

Trovi un approfondimento su cos’è la depressione, come prevenirla e curarla nella sezione del mio sito ad essa dedicata.

6) “Se passo del tempo da solo allora vuol dire che sono solo!”

Questa convinzione potrebbe celare un timore di abbandono.

Come accennavo nel punto 2, passare del tempo da soli non determina necessariamente il cambiamento in negativo delle proprie relazioni. L’aspetto centrale è che interpreto l’essere fisicamente da solo come il sentirmi solo e/o rifiutato a livello emotivo. Ecco allora come uno stato momentaneo diventa informativo su di me, sulle mie caratteristiche personali e non di quell’arco di tempo specifico.

Cosa fare per non sentirsi soli

Personalmente sono poco favorevole alle ricette di vita in stile “copia e incolla”. Questo per vari motivi, tra cui in primis le differenze individuali: quello che è adeguato per una persona in una situazione non necessariamente può valere in toto per la nostra.

Però qualcosa che possa essere uno spunto, un promemoria da tenere a mente quando sperimentiamo solitudine posso e voglio fornirla:

  • Ricordiamo a noi stessi che la solitudine è un sentimento condiviso. Non siamo i soli a sentirci soli. Possiamo provarla. Quello che rifiutiamo di provare emotivamente si comporta nello stesso modo di una palla spinta sott’acqua: ad un certo punto tornerà a galla con intensità raddoppiata.
  • Cerchiamo le nostre “esperienze correttive” che nel caso della solitudine può tradursi nel: aumenta la connessione. La connessione con se stessi prima di tutto, poiché nel momento in cui io mi sento al sicuro con me stesso riesco a tollerare maggiormente la distanza fisica dagli affetti, a coinvolgermi in una conversazione e a sviluppare curiosità verso attività piacevoli. Connessione anche nei confronti degli altri, scoprendo nuovi modi di entrare in relazione.
  • Prova ancora! Sviluppa pazienza e curiosità verso la tua esperienza.