Autocritica: una minaccia per l’autostima

Com'è l'autocritica?

Sa dottoressa, una volta lessi l'intervista ad un tennista famoso subito dopo aver vinto un torneo importante..forse Wimbledon, non ricordo con esattezza...ma una cosa la ricordo molto bene: l'angoscia che traspariva dalle sue parole. Lui era sicuro di aver vinto solo per fortuna. Era angosciato perché in cuor suo sapeva di non poter ripetere un'impresa del genere. Traspariva proprio l'angoscia di sapere che si sarebbe dovuto sottoporre ad un'estenuante preparazione per il torneo successivo ma con la consapevolezza che non sarebbe stato abbastanza.

Ecco, io sento la mia autocritica così. Una lotta continua tra quelli che sono i miei desideri e un tiranno che mi ripete costantemente "Ancora. Impegnati. Così fa schifo. Ancora"

Dante (ex paziente presso La Mente Accogliente)

Questo è l’estratto di una seduta reale.
Riusciamo ad immaginare come possa essere il quotidiano di questa persona?
Ma se stiamo cosi male, allora, a cosa serve essere così autocritici?

A cosa serve essere autocritici?

Immaginiamo di avere a nostra disposizione un dispositivo. Il suo compito è quello di rilevare le anomalie che potrebbero minare la sicurezza, l’efficienza dell’ambiente che protegge. Il dispositivo inoltre ha anche una struttura tale per cui riesce a perfezionarsi nel suo compito grazie all’esperienza: più va avanti, più la rilevazione è precisa.
Una macchina perfetta, non trovate?

Questo dispositivo è il nostro cervello. Il suo compito è quello di metterci al sicuro. È colui che ci protegge dai leoni nella savana, se siamo delle gazzelle o uomini primitivi.

Poi man mano il concetto di savana cambia, diventa più sfaccettato, più complesso: cambia l’ambiente, cambiamo anche noi (e viceversa). Con l’evoluzione noi uomini delle caverne abbiamo ricevuto un “piccolissimo” costo: la capacità di rimuginare.

Perché troppa autocritica è dannosa per l'autostima?

Le minacce al sistema non sono più i leoni ma i nostri stessi errori, difetti, le carenze che ai nostri occhi ci rendono inadatti per questo mondo. Potete immaginare il seguito: il dispositivo monitora l’intero nostro modo di essere in modo tale da rilevare ogni nostro piccolo errore, ricordandocelo più e più volte con il rimuginio.

Ecco come un elemento che ha in sé una funzione intrinsecamente buona, quella protettiva diventa potenzialmente una minaccia per il nostro benessere.
Di per sé non è un problema rimuginare oppure notare i nostri margini di automiglioramento. Ma se questi aumentano in termini di

  • frequenza
  • intensità
  • durata

allora la situazione si complica in termini di sofferenza.

Un dialogo interiore caratterizzato da autocritica incrementa la sensazione di minaccia percepita. Tale percezione di minaccia  perdura e amplifica proprio quel il vissuto emotivo che vorremmo risolvere attraverso l’autocritica.

Che direzione  prenderà il mio modo di approcciarmi alle sfide quotidiane grandi o piccole che siano, il modo di relazionarmi con gli altri se nella mia testa c’è costantemente l’equivalente del Sergente Hartman?
Quale visione avrò di me stesso?

Come diminuire l'autocritica?

Cosa può aiutarmi dall’uscire dal circolo vizioso dell’autocritica?

La compassione.
⚠ Attenzione! Qui la specifica è necessaria: compassione, non pena.

Quello che probabilmente non sai è che il nostro dispositivo cervello ha anche un’opzione alla configurazione base, tramite cui riusciamo a mantenere la funzione protettiva e di motivazione all’auto miglioramento.

Questa opzione ci permette di sviluppare un rapporto con noi stessi tale per cui l’autocritica cede il passo ad una forma di sostegno più radicata, solida, che ha il profondo intento di alleviare la sofferenza e farci percepire un maggior senso di appagamento dalla nostra vita.

Accettazione di sé: miglioramento per l’autostima e il benessere personale

L’obiettivo della terapia basata sulla compassione (Compassion Focused Therapy) è aumentare la disponibilità a livello neurale dell’attivazione di questo sistema.

Si rende maggiormente disponibile l’attivazione di tale sistema che non è stato possibile sviluppare in modo adeguato, a causa di esperienze caratterizzate da carenza di cure, dura e costante critica genitoriale.

L’attivazione del sistema rende disponibile una maggiore concentrazione nel sangue del neuropeptide ossitocina, che a sua volta ha una influenza diretta sullo stile con cui valutiamo gli eventi, influendo su determinate caratteristiche individuali legate al rapporto che instauriamo con i nostri obiettivi di vita e le convinzioni ad esse legate.

Il mio metodo si basa proprio su questa comunicazione costante tra il corpo e la mente per potersi sentire al sicuro con se stessi.

Raggiungere i propri obiettivi di vita grazie alla compassion focus therapy

In genere, chi soffre per un eccesso di autocritica, è inizialmente diffidente nell’approcciarsi a se stesso con compassione. Questo perché nella sua mente si forma l’idea che questo metodo non lo aiuti a raggiungere i propri obiettivi di vita e, anzi, che questo sia solo un metodo per “pappemolli”.

Da terapista, sono consapevole di questa “trappola” della mente. Dunque, per accompagnare le persone ad intraprendere la strada del proprio benessere, sono solita mettere a disposizione 20 minuti di incontro gratuito, in cui spiego tutte le possibili diramazioni che tale comunicazione può far percorrere.

L’obiettivo dell’incontro non è “vendere qualcosa”, ma mostrare che ci sono alternative alla sofferenza.

Tutti hanno il diritto di sapere che ci sono. Il mio compito è soltanto quello di mostrarlo.

Bibliografia

Neff , KD, (et allter) (2007) An examination of self-compassion in relation to positive psychological functioning and personality traits, Journal of research in personality, Elsevier.

Gilbert P.,(2010) The Compassionate Mind.

Beck A.T., Rush A.J., Shaw B.F., Emery G.(1979) Cognitive therapy of depression. Guilford Press, New York.

Rector N.A., Michael Bagby, R., Segal Z.V., Russell T. Joffe R.T., Levitt A. (2000), Self-Criticism and Dependency in Depressed Patients Treated with Cognitive Therapy or Pharmacotherapy. Cognitive Therapy and Research. Vol. 24, Issue 5, pp 571–584

AutorE
Carla Ciarambino

Carla Ciarambino

Psicologa e Psicoterapeuta, fondatrice dello studio La Mente Accogliente. Osservatrice attenta. Crede che la felicità sia a portata di tutti: alcuni hanno solo bisogno di essere guidati.