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Ansia e respirazione: come controllare i disturbi d’ansia

Tensione, stress e ansia influenzano la respirazione e la accelerano

Oggettivamente, il momento storico che stiamo vivendo non aiuta.
Temi di incertezza, precarietà, crisi globale e ritmi pressanti con cui inevitabilmente siamo portati a confrontarci giornalmente innalzano, quantomeno la probabilità, di percepire livelli di ansia elevati.

In questo caso mi riferisco a quel livello di ansia che peggiora la qualità della nostra vita, non a quel grado d’intensità che ci predispone ad affrontare le sfide.
Esiste anche quello, ricordiamolo a noi stessi!

Il concetto di utilità in relazione all’ansia risulta importante in quanto possiamo cadere  in questa  trappola: temo talmente tanto l’ansia e le sensazioni fisiche che l’accompagnano da evitare tutto ciò che può “risvegliarla”, perdendo così occasioni di crescita.

Ora, se vi pongo questa domanda immagino che riuscirete a rispondermi senza grandi difficoltà:
Quali sensazioni fisiche provate quando percepite ansia? “
Sicuramente alcune di queste riguarderanno il “fiato corto”, la percezione che “manchi l’aria”, la ricerca di maggiore ossigeno portandoci ad accelerare il nostro ritmo respiratorio oppure a fare dei “respironi”.

Attacchi di panico: quali sono le cause

Quando sperimentiamo questo stato, l’ansia può aumentare fino ad un vero e proprio attacco di panico.
L’aspetto centrale di un attacco di panico, dal punto di vista cognitivo, è la valutazione negativa di:

  • una sensazione fisica,
  • una situazione esterna che stiamo vivendo,
  • oppure di un pensiero.

Per valutazione negativa si intende che io valuto come minaccioso uno dei precedenti elementi. Il significato di minaccia è, come potete immaginare, strettamente personale: cosa valuto come pericoloso, minaccioso per la mia vita e per la mia situazione attuale cambia da persona a persona.

Se il significato di minaccia è personale, la modalità con cui rispondiamo a questa minaccia ci accomuna: si attiva la modalità primitiva di risposta alla minaccia.
Successivamente io sottopongo ad una rapida valutazione la mia stessa modalità di attivazione.  A questo punto si aprono due strade.

La reazione corretta

La prima in cui riesco a valutare in modo costruttivo la minaccia e le qualità personali per affrontarla

La reazione pericolosa

La seconda in cui si innesca un turbinio di pensieri legati alla propria percezione di mancanza di risorse personali e iperfocalizzazione sulle informazioni che arrivano dal corpo e che a loro volta andranno ad aumentare la propria convinzione di “non potercela fare” e di non essere in grado di affrontare la minaccia temuta.

Qui parlo in modo più approfondito delle varie componenti.

Controllare l’ansia con la respirazione

Quando percepiamo ansia elevata la nostra respirazione si concentra nella parte alta del torace.

Quali sono le conseguenze?

Coinvolgendo  principalmente la parte meno capiente dei nostri polmoni, la percezione di mancanza d’aria può aumentare richiedendo così un ulteriore aumento della frequenza della respirazione e con essa l’immissione di ossigeno. Questa modalità di respirazione è conosciuta con il termine di  iperventilazione.

Lo sbilanciamento del normale rapporto tra ossigeno e anidride carbonica produce delle modificazioni fisiologiche e dei sintomi che possono spaventare. Precisamente la riduzione di anidride carbonica può indurre:

  • testa leggera,
  • sensazione di stordimento e confusione,
  • sudorazione,
  • sensazione di mancanza d’aria,
  • tachicardia,
  • secchezza della gola.

Vi ricorda qualcosa?

Un circolo vizioso

In poche parole, quello che  ingenuamente riteniamo ci possa aiutare a “mandare via” l’ansia e il  panico in realtà contribuisce al loro incremento.

Cosa fare per interrompere questo circolo vizioso?

1. Impariamo a respirare con il diaframma

Il diaframma è il muscolo che si trova al di sotto dei polmoni e separa la cavità toracica da quella addominale. Quando respiriamo coinvolgendo consapevolmente questo muscolo, aumenta la capacità polmonare grazie alla capacità della parte bassa dei polmoni di contenere una quantità d’aria maggiore rispetto alla parte alta.
Riducendo così il numero di respiri necessari e gli spiacevoli effetti dell’iperventilazione.

2. Pratichiamo la Mindfulness

Questa pratica ci permetterà di approcciarci alle nostre sensazioni fisiche, pensieri ed emozioni in modo tale da sviluppare consapevolezza rispetto la loro transitorietà. Risulterà importante anche sviluppare un atteggiamento di non giudizio e di riduzione della propria autocritica rispetto al semplice fatto di star sperimentando delle emozioni e sensazioni spiacevoli, come quelle che accompagnano l’ansia.

Shiatsu: come ci aiuta per normalizzare la respirazione

Il respiro è uno dei primi messaggi che l’operatore coglie al momento del contatto con il ricevente. Quando si inizia un trattamento è necessario armonizzarsi con questa pulsazione, accoglierla, per poi iniziare con essa quasi  un dialogo, utilizzando l’alternarsi delle pressioni e delle pause, sino a stimolare una respirazione profonda e calma.

Attraverso il tocco l’operatore favorisce il ricevente nel prendere coscienza della propria attività respiratoria, invitandolo a inspirare nelle pause tra una pressione e l’altra e ad espirare quando si porta il peso su di lui. In questo modo si vede aumentare la profondità e l’estensione del respiro, ritrovando un ritmo più naturale e si inizia a portare l’attenzione ai movimenti del diaframma e del torace.

Lo Shiatsu lavora sul respiro e con il respiro, i movimenti dell’operatore sono calmi e lenti ed acquistano forza grazie all’armonia della sua respirazione. Secondo la Medicina Cinese l’aria è una vera e propria sostanza nutritiva, che insieme al cibo contribuisce a generare l’energia dell’individuo e la sua forza vitale.

Quando la respirazione è superficiale, i muscoli del diaframma perdono elasticità e questo può creare dei problemi di tensione che si ripercuotono sulla colonna vertebrale, sul tratto cervicale, ma anche contratture e più in generale alterazioni della postura.

Anche gli organi interni come per esempio gli intestini possono risentirne, perché una respirazione profonda effettua come un massaggio naturale interno su di essi.

Solitamente dopo pochi minuti di trattamento il respiro acquisisce una maggiore profondità generando un senso di pace e fiducia.

In questo stato sarà possibile utilizzare il respiro anche come una sorta di mano interna, che si muoverà diretta dall’intenzione verso le zone intorpidite e dolenti per sciogliere le tensioni nel corpo.

Un corpo fluido può accogliere e gestire le quantità di energia che l’elevato afflusso di ossigeno genera, quando il respiro è corto si inizia invece a limitare le proprie funzioni vitali e ad impoverire così il proprio vissuto.

Bibliografia

Andrews, Trattamento dei disturbi D’Ansia, Centro Scientifico Editore, 2003.

Barcaccia et alter, The more you judge the worse you feel. A judgemental attitude towards one’s inner experience predicts depression and anxiety, Personality and Individual Differences 138 (2019) 33-39

Autori

Carla Ciarambino

Psicologa e Psicoterapeuta, fondatrice dello studio La Mente Accogliente. Osservatrice attenta. Crede che la felicità sia a portata di tutti: alcuni hanno solo bisogno di essere guidati.

Gabriele Cavallini

Operatore shiatsu professionista. Si avvicina al mondo delle discipline orientali già dal 2012, intraprendendo un ricco percorso formativo. Amante della musica.